fonte
Rabbi Eliezer diceva, “Una persona la cui preghiera è prestabilita, la sua preghiera non è una supplica (che giunge dal cuore)”.
Trattato Berachot, capitolo 4, Mishnà 4
רַבִּי אֱלִיעֶזֶר אוֹמֵר: הָעוֹשֶׂה תְּפִלָּתוֹ קֶבַע, אֵין תְּפִלָּתוֹ תַּחֲנוּנִים.
La Preghiera senza intenzione è come un corpo senza anima.
Rabbi Yitzchak Abarbanel, nel suo libro La salvezza del Suo unto.
תְּפִלָּה בְּלֹא כַּוָּנָה
כְּגוּף בְּלִי נְשָׁמָה.
ndamentali per la programmazione
domande essenziali
- In che modo la preghiera funge da strumento per aiutarci a accedere a un collegamento con Dio?
- In che modo posso vivere momenti di connessione con Dio?
domande di contenuto collegate alle domande essenziali
- Che rapporto c’è tra le preghiere personali e le preghiere (tradizionali) stabilite? Che differenza c’è tra le due?
- C’è un valore nel recitare le parole delle preghiere anche se senza intenzione?
- In che modo possiamo trovare un equilibrio tra le preghiere prestabilite e l’espressione o sentire che è sincera e spontanea?
- Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di una liturgia tradizionale prestabilita? In quali circostanze può arricchire la nostra esperienza? In quali circostanze è meno soddisfacente?
background per l’insegnante
In epoca biblica, la preghiera era un veicolo per l’espressione personale e il dialogo interiore con Dio. All’epoca della Mishnà fu stabilita una liturgia prestabilita. Insieme alle regole che definiscono tempi fissi per la preghiera, questa liturgia, che è ancora in uso, rafforza ruolo...
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In epoca biblica, la preghiera era un veicolo per l’espressione personale e il dialogo interiore con Dio. All’epoca della Mishnà fu stabilita una liturgia prestabilita. Insieme alle regole che definiscono tempi fissi per la preghiera, questa liturgia, che è ancora in uso, rafforza ruolo dell’obbligo nel rapporto con Dio e con la cornice comunitaria in cui si tengono le funzioni di preghiera. Tuttavia, c’è anche il rischio che la preghiera ritualizzata e di routine diventi automatica e manchi di intenzione e di sentimento. Perciò, parallelamente all’obbligo legale del formato delle preghiere e dei tempi in cui devono essere recitate, i Saggi hanno stabilito che ci sia anche un’intenzione nella preghiera.
L’affermazione di Rabbi Eliezer secondo cui “Una persona la cui preghiera è prestabilita, la sua preghiera non è una supplica (che giunge dal cuore)” presenta la contraddizione interna e la tensione tra la routine da un lato e l’intenzione e il sentimento dall’altro lato. Rabbi Eliezer sostiene che le due cose non possono esistere insieme. Come sappiamo dall’esistenza stessa del siddùr, con le sue preghiere formulate, la legge ebraica non ha sostenuto il punto di vista di Rabbi Eliezer e ha formulato preghiere che vanno recitate in tempi designati. I Saggi non hanno minimizzato l’importanza dell’intenzione, ma hanno pensato che, senza preghiere prestabilite, alcune delle importanti caratteristiche della preghiera potrebbero perdersi (la preghiera comune, le richieste in ambito nazionale e così via).
Il detto “la preghiera senza intenzione è come un’anima senza corpo” suggerisce che l’intenzione sia essenziale per la preghiera e la trasformi in un modo di collegarsi a Dio.
I Saggi e i commentatori spiegano che la preghiera con l’intenzione adeguata comporta l’eliminazione dalla propria mente di pensieri che non si collegano alla preghiera: “Come si ottiene l’intenzione? Bisogna liberare la mente da ogni pensiero estraneo” (Maimonide, Mishné Torà, preghiera e benedizione sacerdotale, capitoli 4, 16). Bisogna avere la coscienza e il senso di presenza nella preghiera in cui l’individuo rivolge il proprio cuore alla conversazione con Dio: “La persona che sta pregando deve rivolgere il cuore al cielo (Talmud Babilonese, trattato Berachòt 31a). Infine, colui che sta pregando deve pensare alle parole che vengono dette mentre prega (Shulchan Aruch, Orach Chayìm 98a). Al tempo stesso, la preghiera ha in se’ un elemento di supplica, come un bambino che chiede al genitore ciò di cui ha bisogno o un povero che chiede una donazione.
Per comprendere l’importanza dell’intenzione e del sentimento nella preghiera, dai agli studenti esempi di come il sentimento ha effetto sulla comunicazione verbale tra la gente. Parla agli studenti in modo caratteristico di una richiesta / un ordine/ una lode / gratitudine. Prima recita le parole in modo monotono e poi, la seconda volta, con sentimento.
Poi, chiedi agli studenti di lavorare in coppie. Chiedi a ogni coppia di studenti di produrre due o tre esempi delle categorie citate sopra. Chiedi agli studenti: Che differenza c’è tra le due forme di comunicazione? In quale caso hanno sentito che le parole erano state pronunciate con intenzione più forte? Che cosa faceva in modo che le parole suonassero come fossero state dette con meno intenzione? A che tipo di richiesta è più facile collegarsi ed è più facile da esaudire: una richiesta recitata o una richiesta espressa con sentimento?
- Che importanza ha l’intenzione della preghiera per colui che prega?
- Che cosa pensa Rabbi Eliezer della possibilità di recitare preghiere prestabilite con intenzione? Sei d’accordo con lui?
- Sebbene credessero nell’importanza dell’intenzione, i Saggi hanno optato per le preghiere stabilite. Perché pensi che abbiano deciso così?
- Che cosa pensi a riguardo: in che modo la preghiera prestabilita aiuta le persone a collegarsi con il Divino? In che modo rende questa connessione più difficile?
- Suggerisci un modo per poter integrare le preghiere prestabilite con l’intenzione personale.
- Rabbi Abarbanel usa una metafora per descrivere l’importanza dell’intenzione. Suggerisci una metafora tua che esprima questa idea.
- Anche se la nostra tradizione preferisce la preghiera con intenzione, anche quella senza intenzione viene considerata importante. Prova a spiegarlo (puoi usare esempi di azioni che vengono svolte senza intenzione, come genitori che insegnano ai figli a dire sempre “grazie”. Ha valore anche se il “grazie” non è veramente sentito?)
- Che cosa preferisci: la preghiera personale e spontanea o la preghiera tradizionale? Perché? Secondo te, che tipo di preghiera permette di essere collegati in modo più forte a Dio, alla comunità e a se stessi?
- Usa un esercizio di attività per aiutare gli studenti a comprendere la difficoltà di mantenere l’intenzione nella preghiere e di tenere la mente sgombra di idee che non c’entrano con la preghiera. Chiedi agli studenti di sedersi e meditare per cinque minuti, di concentrarsi sulla respirazione cercando di svuotare la mente da ogni pensiero. Ogni volta che si presenta un’idea, devono metterla da parte. Parla delle cose che ci rendono difficile concentrarci e di come la distrazione può avere un’influenza sull’esperienza della preghiera.
- Nelle classi in cui gli studenti pregano: vi sono diversi metodi per rinfrescare e aggiungere sentimento alle preghiere stabilite. Chiedi agli studenti di suggerire modi per rafforzare la propria intenzione nella preghiera. (Puoi suggerire alcuni esempi: un minuto di meditazione prima della preghiera, cambiare il posto dove si prega, cambiare la forma della preghiera, usare diverse melodie, aggiungere strumenti musicali, la scrittura creativa, una conversazione sull’importanza della preghiera prima della funzione di preghiera effettiva e così via). Puoi provare alcune delle idee suggerite dagli studenti.
- Fai parlare agli studenti della domanda 7. Puoi chiedere agli studenti di lavorare in coppie e di inscenare una conversazione tra Rabbi Eliezer e una persona che non è d’accordo con lui, che crede che sia importante dire “Grazie” anche se non è sentito.
- Studia l’unità “Che cosa è la preghiera?” che tratta degli aspetti di base della preghiera.
- Traduci e leggi la storia “Il flauto” sulla preghiera spontanea e le intenzioni del cuore. Chiedi agli studenti che tipo di preghiere vengono descritte nella storia. Che rapporto c’è tra questi diversi tipi di preghiera? Secondo loro, che messaggio porta la storia? Esprime preferenze su un tipo particolare di preghiera?