fonte
“E sarai gioioso nella tua festività tu, tuo figlio, tua figlia, il tuo servo, la tua serva, il Levita, il convertito, l’orfano e la vedova che sono in mezzo a voi…” (Deuteronomio 17: 14)
Entrando in Succà invitiamo gli ushpizin:
Inviterò al mio pasto i sommi ospiti: Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Aronne, Giuseppe e Davide
ndamentali per la programmazione
domande essenziali
- In che modo le pratiche ebraiche riflettono i valori ebraici?
domande di contenuto collegate alle domande essenziali
- In che modo l’idea che l’intera nazione sia collegata si esprime nella festività di Succot?
- In che modo le figure storiche ebree servono da modelli ruolo per noi?
- In che modo la tradizione ebraica ci insegna il valore dell’ospitalità?
- Che collegamento c’è tra la festa di Succot e l’ospitalità?
background per l’insegnante
La festività di Succot coincide anche con la festa del raccolto, in cui raccogliamo il prodotto dei campi e celebriamo l’abbondanza con cui siamo stati benedetti. Perciò, è un momento particolarmente adatto per condividere la nostra felicità con gli ospiti. Nel Libro del Deuteronomio...
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La festività di Succot coincide anche con la festa del raccolto, in cui raccogliamo il prodotto dei campi e celebriamo l’abbondanza con cui siamo stati benedetti. Perciò, è un momento particolarmente adatto per condividere la nostra felicità con gli ospiti.
Nel Libro del Deuteronomio (27, 14) la Torà comanda specificamente di essere felici a Succot e di condividere la felicità con i membri della famiglia, con gli schiavi, con i Leviti che non avevano una terra propria, con gli orfani e con le vedove. Da questo impariamo che la festa di Succot è collegata direttamente con l’ospitalità nella succà, specialmente nei confronti di coloro che potrebbero trovare difficile essere felici a causa delle loro circostanze generali o a causa della solitudine.
. Chi chiude la porta e dà da mangiare e da bere solo a sua moglie e ai suoi e non ai poveri non adempie al comandamento della felicità, ma della felicità del proprio stomaco.
Il Rambam sostiene che vi è una differenza tra la felicità fisica – “la felicità del proprio stomaco” – e il comandamento della felicità, che è una gioia spiritual che risulta dall’adempimento del precetto di invitare ospiti e di dare carità a chi è in povertà.
L’usanza di invitare ospiti nella nostra succà si collega anche alla tradizione cabbalistica di invitare uno dei nostri antenati come “ospite” ogni sera di Succot: Abramo, Isacco, Giacobbe, Moshè, Aronne, Giuseppe e Davide. Questi ospiti si chiamano ushpizin, o “ospiti” in aramaico. Invitandoli, invitiamo anche le caratteristiche simboliche associate ad ognuno di essi (ad esempio, la gentilezza di Abramo) a risisedere nella nostra succà e a influenzarci. Ai nostri giorni vi è anche chi, oltre a invitare gli ushpizin tradizionali, invitano anche le matriarche della nazione, leader femminili e donne prominenti nella tradizione ebraica tra cui: Sara, Rebecca, Lea e Rachele, Miriam, Debora, Channa, Abigail, Chulda, Ruth e Esther.
Inoltre, la festività di Succot ha a che fare con l’ospitalità anche perché è una degli “shloshet haregalim”, le tre festività in cui il popolo faceva il pellegrinaggio al Santuario. Ai giorni del Santo Tempio, centinaia di migliaia di persone da tutto Israele e da fuori da Israele “salivano” a Gerusalemme per la festività di Succo, per celebrare la festività al Santo Tempio.
In città vi erano molti ospiti, spesso più ospiti che residenti, e bisognava trovare un posto per dormire a tutti. Per sistemare i pellegrini venivano costruite succot (capanne temporanee) sui tetti, sulle balconate e sui marciapiedi, e gli abitanti di Gerusalemme aprivano le loro succot personali agli ospiti senza richiedere alcun pagamento.
Per assicurarsi che tutti gli ospiti avessero un posto dove dormire, vi erano perfino succot speciali che si costruivano di note in strada e rimanevano ripiegate durante il giorno in modo da non intralciare il passaggio (come racconta il Talmud di Gerusalemme in Masechet Succà, capitolo 2, halachà 2)
Dividi gli studenti in coppie e fai loro scrivere un elenco di regole per essere un buon padrone di casa. Chiedi loro di discutere come vorrebbero essere trattati come ospiti: quale è un buon modo di essere trattati? Che tipo di cose ti piace fare come ospite? Che tipo di cose ti disturba?
Ogni coppia deve scrivere tre regole importanti per i padroni di casa e tre regole importanti per gli ospiti. Chiedi agli studenti di leggere le regole che hanno scritto ad alta voce e di condividere storie che si collegano alle regole di cui loro stessi hanno avuto esperienza come ospiti o come padroni di casa.
In seguito, parla delle difficoltà che un padrone di casa a volte dovrebbe affrontare, come fare troppi sforzi o quando vengono oltrepassati i confini, nonché le difficoltà che gli ospiti affrontano.
Poi, chiedi loro di discutere i vantaggi dell’ospitare.
- Perchè pensi che la Torà cita persone in più quando ci comanda di essere felici in questa festività’? Che cosa ci insegna sulla felicità?
- In che modo le persone bisognose possono fare parte della nostra felicità durante la festività?
- Che connessione special c’è tra Succot e invitare ospiti a casa? Perché invitiamo ospiti proprio in questa festività?
- Che cosa ti piace di più dell’avere ospiti? Che cosa fai con gli ospiti? Ci sono cose che non ti piacciono dell’avere ospiti? Che cosa fai in situazioni in cui avere ospiti non ti fa piacere?
- Che cosa porta un ospite al posto in cui viene ospitato? Che influenza hanno sull’atmosfera e sull’esperienza, anche quando se ne sono andati? Che cosa dà l’ospite al padrone di casa in virtù della sua presenza?
- Che intenzione pensi che ci sia dietro all’ospitalità agli ushpizin, persone che non vengono fisicamente nella sukkah?In che modo li “invitiamo”? Perché, secondo te, lo facciamo?
- Che persone ispiranti vorresti invitare? Come li ospiteresti? In che modo l’esperienza di ospitare queste persone sarebbe diversa rispetto a se le incontrassi in un posto neutro, come in un bar?
- Fai scegliere agli studenti una persona della tradizione ebraica che trovano di ispirazione e scrivete un questionario con domande che rivolgereste loro, se li poteste incontrare e ospitare. Possono usare Internet per fare ricerche sul personaggio che hanno scelto.
- Chiedi agli studenti di scegliere sette personaggi della tradizione ebraica che vorrebbero ospitare nella loro sukkah. In gruppo, potete pensare a possibili ospiti. Incoraggia gli studenti a “ospitare” una varietà di diversi tipi di ospiti – uomini e donne, persone di diversi periodi storici e così via. Dopo aver scelto, possono disegnare un “orologio” in cui, invece dei numeri, attaccheranno disegni o foto degli “ospiti” che hanno scelto. Possono mettere una “lancetta delle ore” che sposteranno ogni giorno nel corso della festa verso l’”ospite” che stanno invitando quel giorno particolare, e raccontare alla loro famiglia. Questa attività può essere usata come punto di partenza per discutere lo sviluppo delle tradizioni e delle usanze, e per aggiungere figure femminili agli ushpizin tradizionali.
- Insegna il detto dei Saggi: “ Che la tua casa possa essere spalancata” (Masechet Avot, capitolo 1, mishnah 5). Gli studenti possono scriverlo su un cartello che decorerà la loro succà. Puoi anche insegnare agli studenti il testo che spesso si appende nella succà: “Che tu sia benedetto quando entri” ברוך אתה בבואך E “che tu sia benedetto quando esci” , “ברוך אתה בצאתך” Gli studenti che lo desiderano possono scrivere queste frasi sul loro cartello
- Amplia la discussion e scopri come i pellegrini che si recavano al Santuario a Gerusalemme venivano accolti come ospiti durante Succot, e insegna il brano di
Masechet Avot de Rabbi Natan su questo argomento. Chiedi agli studenti: perché invitare ospiti a casa è un valore tanto importante? In che modo si collega ad altri valori ebraici
Una persona non ha mai detto al suo amico: Non sono riuscito a trovare un letto in cui dormire a Gerusalemme. Una persona non ha mai detto al suo amico; Mi dispiace per il posto in cui dormirò a Gerusamemme
(Masechet Avot de Rabbi Natan, testo 1, capitolo 35) - Insegna le parole del Rambam che parlano del collegamento tra la felicità, aiutare gli altri e avere ospiti. Parla della differenza tra « gioia del comandamento » e « gioia di riempirsi lo stomaco”.
Quando una persona mangia o beve, deve anche nutrire il convertito, l’orfano e la vedova, assieme alle altre persone povere o sfortunate: colui che chiude il cancello del suo cortile e dà da mangiare e da bere soltanto alla sua famiglia e non a coloro che sono poveri o sfortunati non trae gioia dal comandamento bensì solo la gioia di riempire il proprio stomaco.
(Rambam, Mishnah Torah, Hilchot Yom Tov, capitolo 6, leggi17-18)
- This video Sul sito delle festività del movimento Reform è una versione musicale che invita gli ushpizin e le ushpizot.